Il pensiero filosofico di Leibniz
«Ora questa forza è qualcosa di diverso dalla grandezza, dalla figura e dal movimento; e da ciò si può giudicare che tutto quanto si sa dei corpi non consiste solo nell'estensione, come sostengono i moderni. Questo ci costringe a reintrodurre quelle forme che essi hanno bandito»
("Discorso di Metafisica", XVIII)
Opera "Discorso di metafisica",scritto da Leibniz nel 1686 |
Leibniz (Lipsia 1646-Hannover 1716) definisce l'essere come unità reale dell'atomo fisico. Con il concetto di forza-materia si supera l'aspetto fisico: ogni cosa diventa spirito e i corpi sono centri di forza autonomi, chiamati "monadi".
Leibniz critica Cartesio, poichè riduce la materia corporea all'estensione, affermando che la vera essenza della materia e di ogni sostanza è la forza.
Leibniz afferma infatti che l'estensione è solo una manifestazione della forza.
Per quanto riguarda la fisica leibniziana, l'elemento originario è la forza e ciò che resta costante nei corpi è l'azione motrice, chiamata da lui "forza viva", ovvero il prodotto della massa per il quadrato della velocità.
Divide la forza in:
- forza passiva: la resistenza che il corpo oppone al movimento
- forza attiva: la tendenza all'azione del corpo
Filosofia medievale
Francesco di Marchia (1290-1344), teologo nella prima metà del Trecento, fu il primo esponente della Scolastica a creare una teoria della forza impressa.
«non enim nego virtutem huiusmodi recipit etiam in medio»
(cfr. In Sent., IV, 1)
Nel 1323 indicò con l'espressione "virtus derilecta" (forza rimanente), la forza residua impressa al proiettile durante il lancio.
Giovanni Buridano |
Fu poi Giovanni Buridano (1301-1358, filosofo e logico francese) ad articolare la tesi, chiamando la forza motrice "impetus" e mettendola in relazione alla quantità di materia e alla velocità del proiettile
Fonti:
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