STEP #01bis
Indagine storico-etimologica nel mondo
Per condurre l'indagine etimologica ho analizzato inizialmente la traduzione della parola Forza nelle lingue a noi più lontane quali il cinese e il giapponese, per poi analizzare la lingua araba, greca e russa descrivendone le diversità e le particolarità .
- Nella lingua cinese il termine "Forza" si traduce 力 Hanzi (cinese tradizionale; pinyn:lì). Il carattere deriva da alcuni pittogrammi, originariamente rappresentanti un braccio nell'atto di afferrare qualcosa. Il pittogramma si ritrova già nelle iscrizioni su ossa oracolari risalenti all'età di bronzo e successivamente sulle incisioni bronzee di epoca Zhong.
- Nella lingua giapponese 力 è Kanji e deriva dal corrispondente carattere cinese.
- Nella lingua araba la traduzione è قُوَّة.
- Nella lingua greca si traduce ananke e deriva dal greco antico ἀνάγκη, ionico ἀναγκαίη, anankaíē, con il significato di forza, costrizione o necessità. Ananke (in greco antico ανάγκη, Ananke) nella religione greca antica è la dea del destino, delle necessità e del fato..
In letteratura la parola indica il Fato o il Destino (ανάγκη δαιμόνων "fato dovuto a demoni o dei").
Nella filosofia indica la necessità logica o le leggi della natura.
- Nella lingua russa сила questa parola è usata come termine politico nella conversazione quotidiana e nel giornalismo per descrivere i processi politici peculiari della Russia o ex Unione Sovietica. L'etimologia della parola è il termine russo sila сила che significa forza.
- In inglese la traduzione è "strength" e deriva dall'anglosassone strengbu
- In francese si traduce "force" e deriva dal latino fortis forte
- In spagnolo "fuerza" deriva dal latino
- In tedesco "kraft" deriva da carta kraft o semplicemente kraft, una carta molto resistente, fatta con la cellulosa.
Uno sguardo alla letteratura
Nella letteratura greca per Omero ed Esiodo ananke appare come la forza che regola tutte le cose.
Nella mitologia romana invece venne chiamata Necessitas (Inevitabilità), ma rimase un'allegoria poetica priva di culto.
Il termine venne anche utilizzato da Victor Hugo nel romanzo Notre Dame de Paris e anche nelle illustrazioni di Gustave Dorè per la poesia Il Corvo di Edgar Allan Poe, tra queste l'immagine di una donna su cui è scritto in caratteri maiuscoli ΑΝΑΓΚΗ.
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